La cerimonia e il dibattito De Bortoli: «Una società di vecchi che dimentica i giovani»

«La nostra è una società di vecchi che ha privilegiato le politiche per i vecchi. Nessun governo ha mai fatto una politica a favore delle nuove generazioni». Lo ha detto Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, intervenendo, ad Acri, ad un dibattito sul  tema  «I giovani,  quale  futuro» nell’ambito della cerimonia di consegna della quinta edizione del Premio nazionale Vincenzo Padula. De Bortoli è stato premiato per la sezione giornalismo.

 

«Oggi un giovane su tre – ha detto ancora De Bortoli – è disoccupato e qui in Calabria la percentuale è ancora più alta. Le politiche che hanno privilegiato le vecchie generazioni devono cedere il passo a nuove iniziative che guardino ai giovani e al futuro». "UN anno in un giorno". La frase pronunciata da Giuseppe Cristofaro, presidente della fondazione Padula, che ha promosso l’omonimo premio, rende il senso della cerimonia di premiazione, che ha concluso ieri sera la quinta edizione.
Se è vero che i tanti nomi di richiamo potessero essere un catalizzatore, è vero pure che anche nelle precedenti edizioni i pezzi da novanta non erano mancati. Questa è, per dirla con l'assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, "la Calabria che vogliamo", che "ha molto da dire, anche se non lo sa". La liturgia del Premio è stata sapientemente curata dalla giornalista Rai Monica Maggioni, che ha svolto le mansioni di cerimoniere con grande perizia scenica.
Quindi i protagonisti, i vincitori: Maria Pia Ammirati, Luciana Castellina, Ferruccio De Bortoli e Nanni Moretti. Mancava,  perchè  impegnato  in piazza San Giovanni a Roma, per una manifestazione del Partito Democratico, Roberto Vecchioni. Il Professore aveva comunque ritirato il Premio, per la sezione Narratori del nostro tempo", il giorno prima. Riconoscimenti speciali sono andati a Giuseppe Abbruzzo, Marisa Fasanella, Giuseppe Gagliardi e Vito Teti.
Oltre all'assessore Caligiuri, in platea anche tante autorità, tra cui il sindaco di Acri, Gino Trematerra, e il rettore  dell'Università della  Calabria, Giovanni La Torre. La sensazione tangibile che ieri si avvertiva pienamente era quella di una manifestazione che continua a crescere, e a farlo nonostante la cultura non goda di grandi privilegi. Ma è, riecheggiando ancora Caligiuri, l'unico modo che questa terra ha di svincolarsi da quella  che appare come un'atavica maledizione.

Piero Cirino